A volte i comportamenti atipici non vengono riconosciuti, sono fraintesi o male interpretati: se non si gira quando chiamato, è distratto; se non parla, ha solo un ritardo del linguaggio; se non mangia il cibo che gli viene preparato, è un bambino viziato; se non rispetta le regole, non è stato bene educato; se diventa aggressivo, merita di andare in castigo.
“In alcuni casi si possono riconoscere i sintomi del Disturbo dello Spettro Autistico molto precocemente, anche tra i 12 e i 13 mesi – spiega la dottoressa Azzurra Salvago, psicologa e psicoterapeuta – è di fondamentale importanza, perciò, che i genitori prestino attenzione ad alcuni possibili indicatori del Disturbo dello Spettro Autistico”. Il campanello d’allarme deve scattare quando il bambino fatica ad instaurare il contatto oculare, quando non risponde al proprio nome, quando incontra difficoltà nel richiedere aiuto o nel richiedere oggetti/attività desiderati, in assenza di comportamenti appropriati per richiamare l’attenzione degli altri. Altri segni da non sottovalutare sono la comparsa di reazioni ridotte o esagerate a stimoli sensoriali, la presenza di un deficit del comportamento imitativo, l’uso non funzionale dei giochi, l’assenza di sorriso sociale e di gesti comunicativi: il piccolo non indica, non saluta con la mano. Nella sfera relazionale il Disturbo dello Spettro Autistico può manifestarsi con la tendenza all’isolamento, la difficoltà a mettere in atto giochi con altri bambini, difficoltà nell’adattare il comportamento ai diversi contesti sociali. Quando si accorgono che qualcosa non va, il consiglio per i genitori è di parlarne col pediatra ed eventualmente rivolgersi a uno specialista: “Quanto più è precoce la diagnosi tanto più tempestivamente si può iniziare un intervento, in grado di ridurre la gravità dei sintomi e migliorare la qualità della vita del bambino e della famiglia ”. Sulle cause ancora poco si sa, anche se i contorni del problema sono definiti: l’autismo è un disturbo neurobiologico che esordisce nei primi tre anni di vita. E’ caratterizzato da un deficit persistente nella comunicazione e interazione sociale e dalla presenza di comportamenti e/o interessi ristretti e ripetitivi.
“L’obiettivo è quello di insegnare e di guidare il bimbo alla conquista di piccole, grandi abilità”
“Si tratta di un disturbo che non va a regredire; al contrario, si migliora con un intervento mirato. Ogni bambino è unico e la sintomatologia si presenta con diversi livelli di gravità”. Lo staff della dottoressa Azzurra Salvago mette in campo interventi individuali e di gruppo. Con un comune denominatore: “L’obiettivo è quello di insegnare e di guidare il bimbo alla conquista di piccole, grandi abilità”. Dal salutare con la mano al rispondere alle domande,
dal lavarsi le mani al vestirsi da solo. Ogni progresso, anche il più piccolo, deve essere perseguito con la partecipazione attiva della famiglia, della scuola e di tutte le figure che ruotano attorno al bambino. Attraverso il “parent training”, attività di formazione che coinvolge la famiglia, si punta al miglioramento della relazione e della comunicazione tra genitori e figli. Non solo: negli incontri vengono presentate le diverse strategie educative e i genitori possono esercitarsi nell’applicazione dei metodi appresi con il supporto del professionista e con l’assegnazione dei “compiti a casa”, relativi alle specifiche abilità. Gli interventi abilitativi e riabilitativi, che hanno maggiore successo, sono quelli basati sui principi dell’A.B.A (Applied Behavior Analysis), che si fondano su solide evidenze scientifiche. Questi interventi sono efficaci per l’insegnamento delle abilità adattive (linguaggio, comunicazione, gioco, socializzazione, autonomie personali, abilitá accademiche) e per la riduzione dei comportamenti problema (aggressivitá, autostimolazioni, autolesionismo).